Il vino novello made in Italy è un prodotto leggero ma con un bouquet aromatico molto intenso dovuto proprio al suo metodo particolare di vinificazione.
Il colore caratteristico va dalle tonalità violacee o porpora, tipiche di un vino giovane, fino al rubino intenso, mentre gli aromi che sprigiona sono molto fruttati. Al gusto è ovviamente poco tannico e con una scarsa struttura, cosa che lo fa apprezzare specialmente per un aperitivo autunnale proprio per la sua morbidezza.
Quando decidiamo di acquistare un vino novello però fate attenzione alla data di acquisto. Infatti è condizione necessaria che i prodotti siano immessi al consumo soltanto a partire dal 30 ottobre dell’annata relativa alla vendemmia da cui derivano le uve utilizzate.
Ad esempio se prima di tale data vi capitasse di trovare in vendita un vino che riporta la dicitura “novello” con l’indicazione dell’anno in corso, sappiate che vi trovate di fronte ad una frode!
Sempre per quanto riguarda l’etichettatura, la qualificazione “novello” o “vino novello” deve essere riportata su tutti i documenti commerciali con riferimento esplicito all’annata di produzione. È espressamente fatto divieto di utilizzare nella denominazione di vendita neanche i termini “giovane” e “nuovo”, ovvero altre diciture similari che possono confondere il consumatore, per quei vini che non ne hanno diritto.
Altro aspetto da non dimenticare è che un vino novello può essere prodotto entro e non oltre il 31 dicembre dello stesso anno in cui è avvenuta la vendemmia, quindi si consiglia di acquistarlo nei mesi autunnali e invernali, cercando di consumarlo entro la primavera dell’anno successivo proprio perché è un tipo di vino che non fa dell’invecchiamento un suo punto di forza!
Contrariamente a quanto si possa pensare non si tratta semplicemente del vino “nuovo” prodotto con le uve dell’ultima vendemmia, quanto un prodotto ottenuto attraverso una particolare tecnica di vinificazione, diversa dal processo di fermentazione tradizionale, chiamata appunto “macerazione carbonica”.
Caratteristica distintiva del novello italiano è che soltanto i vini a DOC/DOCG e IGT, per i quali sia stata espressamente prevista la tipologia «novello» nei disciplinari di produzione, possono utilizzare questa denominazione di vendita. Ad esempio il volume alcolometrico minimo non può essere inferiore all’11%.
Per ovvie ragioni enologiche, il vino novello non esiste nella versione “in bianco”.
Generalmente una partita di vino novello deve esser ottenuta per almeno il 40% mediante uve intere vinificate attraverso il processo di fermentazione con macerazione carbonica.
La macerazione carbonica è una tecnica di vinificazione che consiste nel mettere grappoli di uva interi, intatti, non diraspati, per un tempo variabile da qualche ora a più giorni, dentro un serbatoio ermetico saturo di anidride carbonica.
Si produce in questo modo una fermentazione alcolica intracellulare a carico degli zuccheri, dovuta all’assenza di ossigeno, che costringe le cellule dell’uva a passare al metabolismo anaerobico.
Durante la macerazione si ha la trasformazione di una parte degli zuccheri in alcol etilico e un consumo elevato di acido malico.
Altra caratteristica importante è quella della formazione di alcuni aromi secondari in maggiore quantità in confronto a vinificazioni normali.
Tutte queste caratteristiche dovute ad un metabolismo anaerobio rendono la macerazione carbonica un processo unico.
Infatti alla degustazione è facilmente riconoscibile un vino fatto con macerazione carbonica.
Al termine di questa fermentazione si completa la pigiatura dell’uva e si lascia che l’eventuale residuo zuccherino venga trasformato in alcol nel modo convenzionale.
Forse poi non tutti sanno che il periodo di vinificazione non può però essere inferiore a dieci giorni e comunque per essere commerciato il vino novello deve aver acquisito tutte le specifiche caratteristiche chimico-fisiche e organolettiche previste dal disciplinare nella rispettiva zona di produzione e/o vinificazione.
Il vino novello è prodotto in quasi tutte le regioni italiane.
La maggior parte dei disciplinari di produzione specie dei vini a IGT prevedono tale tipologia.
Le Regioni che hanno una maggiore produzione sono il Veneto, la Toscana e l’Emilia Romagna.
La tradizione vuole che l’apertura del vino novello si festeggi a San Martino, cioè l’11 novembre.
Tuttavia la commercializzazione del vino novello è fissata dopo la mezzanotte del 30 ottobre dell’annata di produzione e se ne consiglia il consumo nell’arco dei 6 mesi successivi.
Dato il periodo in cui viene prodotto e commercializzato, il vino novello è oggetto di un abbinamento molto “tradizionale”: quello con le castagne!
È un vino sempre piacevole da bere anche per coloro che non consumano abitualmente vino per le sue caratteristiche tipiche, i profumi vinosi e il gusto fruttato e mai aggressivo.
Originariamente nato in Francia per dare nuovo impulso commerciale ai vini della zona agricola a nord di Lione e per rivalorizzare il loro vino prodotto con uve Gamay, da cui il famoso Beaujolais nouveau, il metodo di produzione del vino novello si diffuse rapidamente anche in Italia a partire dalla metà degli anni ’70 e di lì a breve ebbe un successo straordinario.
Allegato 7 del Decreto Ministeriale 13 agosto 2012.
Il vino novello made in Italy è un prodotto leggero ma con un bouquet aromatico molto intenso dovuto proprio al suo metodo particolare di vinificazione.
Il colore caratteristico va dalle tonalità violacee o porpora, tipiche di un vino giovane, fino al rubino intenso, mentre gli aromi che sprigiona sono molto fruttati. Al gusto è ovviamente poco tannico e con una scarsa struttura, cosa che lo fa apprezzare specialmente per un aperitivo autunnale proprio per la sua morbidezza.
Quando decidiamo di acquistare un vino novello però fate attenzione alla data di acquisto. Infatti è condizione necessaria che i prodotti siano immessi al consumo soltanto a partire dal 30 ottobre dell’annata relativa alla vendemmia da cui derivano le uve utilizzate.
Ad esempio se prima di tale data vi capitasse di trovare in vendita un vino che riporta la dicitura “novello” con l’indicazione dell’anno in corso, sappiate che vi trovate di fronte ad una frode!
Sempre per quanto riguarda l’etichettatura, la qualificazione “novello” o “vino novello” deve essere riportata su tutti i documenti commerciali con riferimento esplicito all’annata di produzione. È espressamente fatto divieto di utilizzare nella denominazione di vendita neanche i termini “giovane” e “nuovo”, ovvero altre diciture similari che possono confondere il consumatore, per quei vini che non ne hanno diritto.
Altro aspetto da non dimenticare è che un vino novello può essere prodotto entro e non oltre il 31 dicembre dello stesso anno in cui è avvenuta la vendemmia, quindi si consiglia di acquistarlo nei mesi autunnali e invernali, cercando di consumarlo entro la primavera dell’anno successivo proprio perché è un tipo di vino che non fa dell’invecchiamento un suo punto di forza!
Contrariamente a quanto si possa pensare non si tratta semplicemente del vino “nuovo” prodotto con le uve dell’ultima vendemmia, quanto un prodotto ottenuto attraverso una particolare tecnica di vinificazione, diversa dal processo di fermentazione tradizionale, chiamata appunto “macerazione carbonica”.
Caratteristica distintiva del novello italiano è che soltanto i vini a DOC/DOCG e IGT, per i quali sia stata espressamente prevista la tipologia «novello» nei disciplinari di produzione, possono utilizzare questa denominazione di vendita. Ad esempio il volume alcolometrico minimo non può essere inferiore all’11%.
Per ovvie ragioni enologiche, il vino novello non esiste nella versione “in bianco”.
Generalmente una partita di vino novello deve esser ottenuta per almeno il 40% mediante uve intere vinificate attraverso il processo di fermentazione con macerazione carbonica.
La macerazione carbonica è una tecnica di vinificazione che consiste nel mettere grappoli di uva interi, intatti, non diraspati, per un tempo variabile da qualche ora a più giorni, dentro un serbatoio ermetico saturo di anidride carbonica.
Si produce in questo modo una fermentazione alcolica intracellulare a carico degli zuccheri, dovuta all’assenza di ossigeno, che costringe le cellule dell’uva a passare al metabolismo anaerobico.
Durante la macerazione si ha la trasformazione di una parte degli zuccheri in alcol etilico e un consumo elevato di acido malico.
Altra caratteristica importante è quella della formazione di alcuni aromi secondari in maggiore quantità in confronto a vinificazioni normali.
Tutte queste caratteristiche dovute ad un metabolismo anaerobio rendono la macerazione carbonica un processo unico.
Infatti alla degustazione è facilmente riconoscibile un vino fatto con macerazione carbonica.
Al termine di questa fermentazione si completa la pigiatura dell’uva e si lascia che l’eventuale residuo zuccherino venga trasformato in alcol nel modo convenzionale.
Forse poi non tutti sanno che il periodo di vinificazione non può però essere inferiore a dieci giorni e comunque per essere commerciato il vino novello deve aver acquisito tutte le specifiche caratteristiche chimico-fisiche e organolettiche previste dal disciplinare nella rispettiva zona di produzione e/o vinificazione.
Il vino novello è prodotto in quasi tutte le regioni italiane.
La maggior parte dei disciplinari di produzione specie dei vini a IGT prevedono tale tipologia.
Le Regioni che hanno una maggiore produzione sono il Veneto, la Toscana e l’Emilia Romagna.
La tradizione vuole che l’apertura del vino novello si festeggi a San Martino, cioè l’11 novembre.
Tuttavia la commercializzazione del vino novello è fissata dopo la mezzanotte del 30 ottobre dell’annata di produzione e se ne consiglia il consumo nell’arco dei 6 mesi successivi.
Dato il periodo in cui viene prodotto e commercializzato, il vino novello è oggetto di un abbinamento molto “tradizionale”: quello con le castagne!
È un vino sempre piacevole da bere anche per coloro che non consumano abitualmente vino per le sue caratteristiche tipiche, i profumi vinosi e il gusto fruttato e mai aggressivo.
Originariamente nato in Francia per dare nuovo impulso commerciale ai vini della zona agricola a nord di Lione e per rivalorizzare il loro vino prodotto con uve Gamay, da cui il famoso Beaujolais nouveau, il metodo di produzione del vino novello si diffuse rapidamente anche in Italia a partire dalla metà degli anni ’70 e di lì a breve ebbe un successo straordinario.
Allegato 7 del Decreto Ministeriale 13 agosto 2012.