Frutti ibridi di mandarino e di arancio amaro, le clementine sono ottime compagne delle nostre giornate invernali.
Ma di fronte ai rigogliosi banchi di colore arancione presenti nei mercati contadini così come nei supermercati o dai fruttivendoli, come scegliere le clementine più buone?
Buccia lucida, tesa e molto aderente alla polpa sono caratteristiche di qualità delle clementine.
E poi provate a soppesarle nelle vostre mani.
Deve stupirvi un po’ il loro peso consistente rispetto alle dimensioni del frutto.
Una volta a casa, le clementine si mantengono anche per una settimana, se conservate a temperatura ambiente, in un luogo fresco ed asciutto, oppure in frigorifero. Le clementine, infatti, una volta staccate dall’albero, non proseguono la maturazione (i frutti che hanno questa caratteristica sono detti aclimaterici), pertanto tenerle a temperatura ambiente non le rende più mature.
È importante che non siano troppo ammassate, per evitare che la buccia si ammacchi e rovini anche la polpa.
Utilizzate per lo più come frutta fresca, le clementine sono utilizzabili anche come ingrediente per insalate, salse di accompagnamento, bevande, marmellate, sorbetti e glasse.
Ricordate sempre di leggere l’etichetta dei prodotti alimentari che acquistate.
Nel caso delle clementine, essa vi fornirà informazioni, tra le altre cose, sulla zona di produzione e la categoria (extra, I°, II°).
Inoltre in etichetta deve essere riportato l’eventuale trattamento della buccia post-raccolta. E’ una informazione importante nel caso vogliamo utilizzare la buccia per preparare dolci o altre preparazioni alimentari.
Se le clementine sono vendute sfuse, al posto dell’etichetta deve essere presente un cartello con le stesse informazioni.
La clementina, detta anche mandarancio, è una forma ibrida naturale di agrume, che si considera derivata dall’incrocio fra il l’arancio amaro ed il mandarino.
Spesso confusa con quest’ultimo, si distingue da esso da caratteristiche fisiche ben riconoscibili agli occhi e alla bocca.
Rispetto al mandarino, la clementina ha una forma più tondeggiante, la buccia più sottile, aderente alla polpa succosa e flessibile, di un colore più acceso; facilmente si dividono gli spicchi, dove si evidenzia la rara presenza di semi.
Rispetto al mandarino, il succo ha un sapore più dolce e intermedio tra l’arancia e il mandarino.
E’ uno degli agrumi più presenti sul mercato italiano. Le cultivar più importanti sono:
la Precoce di Massafra, una varietà ricompresa nei disciplinari delle IGP “Clementine di Calabria” e “Clementine del Golfo di Taranto”, ma la varietà è presente in commercio anche senza IGP
il Grosso di Puglia,
il Monreal apireno, da non confondere con l’omonima cultivar Monreal con fruttificazione costante ed abbondante ma che presenta un esperidio ricco di semi,
il Di Nules,
l’Oroval e
il Tardivo.
La clementina è una bacca di piccola pezzatura, rotonda, detta anche “esperidio”.
Cresce su alberi dalla chioma tondeggiante ed espansa, con rami a volte spinosi e radici che si sviluppano in profondità.
Le foglie sono sempre verdi e lanceolate; i fiori, singoli o aggregati, sono piccoli, bianchi e profumati.
Sebbene la fioritura sia abbondante, la messa a frutto è piuttosto lenta ed irregolare, tardiva, e risente molto degli sbalzi di temperatura.
Come tutti gli agrumi, anche l’albero di clementina preferisce i climi temperati e caldi, quindi il bacino del Mediterraneo è l’ambiente ideale.
Le temperature inferiori allo zero possono danneggiare la pianta, così come quelle al di sopra dei 40°C.
La posizione ideale è riparata dal vento negli ambienti a pieno sole, altrimenti bisogna costruire delle vere e proprie barriere frangivento.
Predilige il terreno sciolto di medio impasto, fertile e drenato con Ph vicino alla neutralità, mentre rifugge da quello compatto eccessivamente calcare e salino.
La produzione delle clementine è diffusa in gran parte del bacino del Mediterraneo.
In Italia, è coltivata quindi in Calabria, Campania, Puglia, Sicilia, Basilicata.
All’estero in Tunisia, Algeria, Marocco e Spagna.
Disponibile a partire da ottobre, se ne gustano le qualità migliori da novembre a gennaio.
Ricca di vitamina C, caratteristica tipica degli agrumi, la clementina offre un aiuto al potenziamento delle difese immunitarie contro virus, batteri e agenti chimici, impedendo che i nitriti e i nitrati assunti nell’alimentazione si trasformino in nitrosammine, cioè composti cancerogeni.
È un valido alleato anche contro i radicali acidi, influenza il metabolismo dei carboidrati e degli acidi grassi per trarne energia e favorisce l’assorbimento intestinale del ferro.
E poi, bere quotidianamente spremute di clementine rende la pelle più luminosa ed elastica!
Per maggiori approfondimenti, consulta la tabella di composizione degli alimenti di CREA e LARN (Livelli di Assunzione di Riferimento di Nutrienti ed energia) per la popolazione italiana – IV Revisione (ex INRAN)
Secondo alcune fonti, il nome di questo agrume deriva da quello di Padre Clemente Rodier, un sacerdote che ne scoprì la pianta in Algeria.
Secondo altri, la creazione dell’ibrido sarebbe avvenuta molto prima in Asia e introdotta nel mediterraneo dal religioso.
Frutti ibridi di mandarino e di arancio amaro, le clementine sono ottime compagne delle nostre giornate invernali.
Ma di fronte ai rigogliosi banchi di colore arancione presenti nei mercati contadini così come nei supermercati o dai fruttivendoli, come scegliere le clementine più buone?
Buccia lucida, tesa e molto aderente alla polpa sono caratteristiche di qualità delle clementine.
E poi provate a soppesarle nelle vostre mani.
Deve stupirvi un po’ il loro peso consistente rispetto alle dimensioni del frutto.
Una volta a casa, le clementine si mantengono anche per una settimana, se conservate a temperatura ambiente, in un luogo fresco ed asciutto, oppure in frigorifero. Le clementine, infatti, una volta staccate dall’albero, non proseguono la maturazione (i frutti che hanno questa caratteristica sono detti aclimaterici), pertanto tenerle a temperatura ambiente non le rende più mature.
È importante che non siano troppo ammassate, per evitare che la buccia si ammacchi e rovini anche la polpa.
Utilizzate per lo più come frutta fresca, le clementine sono utilizzabili anche come ingrediente per insalate, salse di accompagnamento, bevande, marmellate, sorbetti e glasse.
Ricordate sempre di leggere l’etichetta dei prodotti alimentari che acquistate.
Nel caso delle clementine, essa vi fornirà informazioni, tra le altre cose, sulla zona di produzione e la categoria (extra, I°, II°).
Inoltre in etichetta deve essere riportato l’eventuale trattamento della buccia post-raccolta. E’ una informazione importante nel caso vogliamo utilizzare la buccia per preparare dolci o altre preparazioni alimentari.
Se le clementine sono vendute sfuse, al posto dell’etichetta deve essere presente un cartello con le stesse informazioni.
La clementina, detta anche mandarancio, è una forma ibrida naturale di agrume, che si considera derivata dall’incrocio fra il l’arancio amaro ed il mandarino.
Spesso confusa con quest’ultimo, si distingue da esso da caratteristiche fisiche ben riconoscibili agli occhi e alla bocca.
Rispetto al mandarino, la clementina ha una forma più tondeggiante, la buccia più sottile, aderente alla polpa succosa e flessibile, di un colore più acceso; facilmente si dividono gli spicchi, dove si evidenzia la rara presenza di semi.
Rispetto al mandarino, il succo ha un sapore più dolce e intermedio tra l’arancia e il mandarino.
E’ uno degli agrumi più presenti sul mercato italiano. Le cultivar più importanti sono:
la Precoce di Massafra, una varietà ricompresa nei disciplinari delle IGP “Clementine di Calabria” e “Clementine del Golfo di Taranto”, ma la varietà è presente in commercio anche senza IGP
il Grosso di Puglia,
il Monreal apireno, da non confondere con l’omonima cultivar Monreal con fruttificazione costante ed abbondante ma che presenta un esperidio ricco di semi,
il Di Nules,
l’Oroval e
il Tardivo.
La clementina è una bacca di piccola pezzatura, rotonda, detta anche “esperidio”.
Cresce su alberi dalla chioma tondeggiante ed espansa, con rami a volte spinosi e radici che si sviluppano in profondità.
Le foglie sono sempre verdi e lanceolate; i fiori, singoli o aggregati, sono piccoli, bianchi e profumati.
Sebbene la fioritura sia abbondante, la messa a frutto è piuttosto lenta ed irregolare, tardiva, e risente molto degli sbalzi di temperatura.
Come tutti gli agrumi, anche l’albero di clementina preferisce i climi temperati e caldi, quindi il bacino del Mediterraneo è l’ambiente ideale.
Le temperature inferiori allo zero possono danneggiare la pianta, così come quelle al di sopra dei 40°C.
La posizione ideale è riparata dal vento negli ambienti a pieno sole, altrimenti bisogna costruire delle vere e proprie barriere frangivento.
Predilige il terreno sciolto di medio impasto, fertile e drenato con Ph vicino alla neutralità, mentre rifugge da quello compatto eccessivamente calcare e salino.
La produzione delle clementine è diffusa in gran parte del bacino del Mediterraneo.
In Italia, è coltivata quindi in Calabria, Campania, Puglia, Sicilia, Basilicata.
All’estero in Tunisia, Algeria, Marocco e Spagna.
Disponibile a partire da ottobre, se ne gustano le qualità migliori da novembre a gennaio.
Ricca di vitamina C, caratteristica tipica degli agrumi, la clementina offre un aiuto al potenziamento delle difese immunitarie contro virus, batteri e agenti chimici, impedendo che i nitriti e i nitrati assunti nell’alimentazione si trasformino in nitrosammine, cioè composti cancerogeni.
È un valido alleato anche contro i radicali acidi, influenza il metabolismo dei carboidrati e degli acidi grassi per trarne energia e favorisce l’assorbimento intestinale del ferro.
E poi, bere quotidianamente spremute di clementine rende la pelle più luminosa ed elastica!
Per maggiori approfondimenti, consulta la tabella di composizione degli alimenti di CREA e LARN (Livelli di Assunzione di Riferimento di Nutrienti ed energia) per la popolazione italiana – IV Revisione (ex INRAN)
Secondo alcune fonti, il nome di questo agrume deriva da quello di Padre Clemente Rodier, un sacerdote che ne scoprì la pianta in Algeria.
Secondo altri, la creazione dell’ibrido sarebbe avvenuta molto prima in Asia e introdotta nel mediterraneo dal religioso.