I consumi di olio d’oliva sono cresciuti globalmente del 49% negli ultimi 25 anni e nel solo 2017 sono stati consumati complessivamente 2,95 milioni di tonnellate, di cui la metà nei Paesi dell’Unione Europea.
09.05.2018 – L’Italia si posiziona al primo posto con 557 mila tonnellate – 9 famiglie su 10 consumano olio d’oliva tutti i giorni (fonte Coldiretti sulla base di un’indagine Ismea) – seguita dalla Spagna con 470 mila. Medaglia di bronzo per gli Stati Uniti che negli ultimi 25 anni ha registrato un incremento del 174% pari a 470 mila tonnellate.
A trainarne la crescita sono stati certamente gli effetti positivi riscontrati sulla salute a fronte del consumo.
Dal Giappone al Brasile, dalla Russia alla Gran Bretagna, dal Canada alla Germania la crescita record dei consumi mondiali di olio d’oliva è segnata dal crescente successo della Dieta Mediterranea, dichiarata patrimonio dell’umanità dall’Unesco. In Giappone ad esempio i consumi sono aumentati di 8 volte raggiungendo i 55 milioni di chili, mentre in Gran Bretagna si è registrata una crescita del 247,6% fino a 58,4 milioni di chili e in Germania l’incremento è stato del 359,7% fino ai 61,6 milioni di chili.
Una rivoluzione sulle tavole delle famiglie si è verificata anche in Brasile per un totale di 60 milioni di chili (+313%), in Russia con una crescita del 233%.
In Canada l’incremento è stato di oltre il 200% (39,5 milioni di chili) e in Francia il consumo ha superato i 111 milioni di chili.
L’importanza di saper leggere le etichette
Per storia e tradizione all’Italia appartiene il più grande patrimonio di biodiversità degli oli. In Italia esistono infatti oltre 500 tipologie di cultivar, cioè olive diverse che dipingono il ricchissimo e variegato panorama delle nostre campagna da nord a sud. Da queste cultivar si possono estrarre oli incredibili che si prestano a numerosi accostamenti in cucina e possono stupire anche i palati più raffinati.
Tuttavia in Italia a fronte di una produzione di 370 milioni di chili, si ha un’importazione che ha superato i 500 milioni di chili (dati ISTAT).
Per questo motivo aumentano anche i rischi che olio straniero venga “spacciato” come italiano. Infatti sulle bottiglie di extravergine ottenute da olive straniere in vendita nei supermercati è quasi impossibile, nella stragrande maggioranza dei casi, leggere le scritte miscele di oli di oliva comunitari, non comunitari o miscele di oli di oliva comunitari e non comunitari, che sono obbligatorie per legge nelle etichette.
La scritta è spesso riportata in caratteri molto piccoli, posti dietro la bottiglia e, in molti casi, in una posizione sull’etichetta che la rende difficilmente visibile. E’ un po forte sei sicuro?
Peggiore la situazione al ristorante, dove in quasi 1 caso su 4 (22%) secondo l’indagine Coldiretti/Censis ci sono oliere fuorilegge che non rispettano l’obbligo del tappo anti-rabbocco.