Nel nostro Paese il patrimonio agroalimentare rappresenta il comparto fra i principali motori dell’economia nazionale.
Un risultato talmente positivo che fa del settore agroalimentare “un’opportunità” anche per la criminalità organizzata, che nell’agroalimentare ha una vero e proprio business (in costante crescita), stimato nel 6°Rapporto Agromafie in circa 24,5 miliardi di euro l’anno e che coinvolge ogni segmento del settore (produzione, trasformazione, trasporto, distribuzione, vendita e ristorazione).
E se si aggiunge l’italian sounding si arriva a un valore che supera i 130 miliardi, tre volte quello dell’export del nostro agroalimentare.
Con il dilagare di questi fenomeni di imitazione e pirateria commerciale, il principale rischio per la sopravvivenza di tale modello è costituito dagli effetti diretti e indiretti dell’assenza di regole e di trasparenza sui mercati internazionali e nei flussi commerciali dagli altri Paesi (comunitari ed extracomunitari).
La portata del fenomeno di illeciti che emerge dal mondo della produzione e della distribuzione del cibo potrebbe trasmettere l’idea che l’Italia sia irrimediabilmente la culla della corruzione e delle mafie. In realtà, nel nostro Paese già esiste un controllo severissimo: molteplici e di successo sono le attività svolte dagli organi di controllo che operano a livello nazionale e internazionale.
• Attraverso la contraffazione: un fenomeno che colpisce gli aspetti esteriori del prodotto, manifestandosi attraverso la riproduzione integrale del marchio o di altro segno di distinzione del prodotto risultando totalmente identico all’originale. Si parla di alterazione dei segni distintivi quando la riproduzione è parziale, ma in ogni caso idonea a creare confusione con il segno originale
• Attraverso la frode che nel settore alimentare, è rappresentata dalle condotte che incidono sulle caratteristiche dell’alimento: adulterazione, contraffazione, sofisticazione o alterazione delle sostanze che lo compongono;
• Attraverso la falsa indicazione del Made in Italy che ricorre nei casi in cui sul prodotto sia riportata la stampigliatura Made in Italy senza che l’origine possa dirsi italiana in base alla normativa doganale europea;
• Attraverso l’Italian sounding, ovvero, l’ipotesi di fallace indicazione consistente nell’impiegare segni, figure, simboli, colori o altri segni che possano indurre il consumatore a credere che il prodotto sia di origine italiana.
È realizzato senza il rispetto degli standard di sicurezza o qualità
Utilizza ingredienti corretti ma di provenienza ignota
Taluni ingredienti importanti possono essere assenti o sostituiti con altri
Circuito clandestino, cioè al di fuori del mercato regolare o non autorizzato
Circuito commerciale, spesso prodotti falsi contraffatti vengono posti accanto a quelli regolari; in questo caso i rischi per i consumatori sono maggiori, in quanto si tratta di canali ufficiali di vendita
Adulterazione o sofisticazione dell’alimento Si tratta di un alimento che si compone di sostanze diverse (per qualità o quantità) ovvero modificato attraverso la sostituzione sottrazione o addizione di elementi che normalmente lo compongono
Falsificazione del marchio o dell’indicazione/denominazione di origine Si tratta dell’apposizione di un dato falso sull’alimento o confezione questo tipo di contraffazione risulta spesso collegato al fenomeno imitativo dell’Italian Sounding.
Il fenomeno dell’ITALIAN SOUNDING, ovvero, l’ipotesi di fallace indicazione consistente nell’impiegare segni, figure, simboli, colori o altri segni che possano indurre il consumatore a credere che il prodotto sia di origine italiana, supera per fatturato i 100 miliardi di euro.
Con quasi due prodotti apparentemente italiani su tre in vendita sul mercato internazionale viene erosa l’immagine della nostra agricoltura distintiva e di qualità, sottraendo ricchezza e occupazione e mettendo spesso a rischio la sicurezza dei prodotti alimentari e quella ambientale.
Attraverso l’Italian sounding di matrice italiana, una realtà ancora più insidiosa, si importa la materia prima dai paesi più svariati, viene poi trasformata e se ne ricavano prodotti che successivamente vengono venduti come italiani senza lasciare traccia, attraverso un meccanismo di dumping che danneggia e incrina il vero Made in Italy, portando sulle nostre tavole un 30% di cibo di provenienza straniera.
• Italian sounding estero: Il Parmesan diffuso in tutti i continenti, il Parmesao in Brasile, il Regianito in Argentina, Reggiano e Parmesao in tutto il Sud America, il Romano, l'Asiago e il Gorgonzola...
• Italian sounding di matrice italiana: Prosciutto (2 su 3); Olio (1 bottiglia su 3); Latte UHT (3 confezioni su 4); Mozzarella (1 su 2)...
Nel nostro Paese il patrimonio agroalimentare rappresenta il comparto fra i principali motori dell’economia nazionale.
Un risultato talmente positivo che fa del settore agroalimentare “un’opportunità” anche per la criminalità organizzata, che nell’agroalimentare ha una vero e proprio business (in costante crescita), stimato nel 6°Rapporto Agromafie in circa 24,5 miliardi di euro l’anno e che coinvolge ogni segmento del settore (produzione, trasformazione, trasporto, distribuzione, vendita e ristorazione).
E se si aggiunge l’italian sounding si arriva a un valore che supera i 130 miliardi, tre volte quello dell’export del nostro agroalimentare.
Con il dilagare di questi fenomeni di imitazione e pirateria commerciale, il principale rischio per la sopravvivenza di tale modello è costituito dagli effetti diretti e indiretti dell’assenza di regole e di trasparenza sui mercati internazionali e nei flussi commerciali dagli altri Paesi (comunitari ed extracomunitari).
La portata del fenomeno di illeciti che emerge dal mondo della produzione e della distribuzione del cibo potrebbe trasmettere l’idea che l’Italia sia irrimediabilmente la culla della corruzione e delle mafie. In realtà, nel nostro Paese già esiste un controllo severissimo: molteplici e di successo sono le attività svolte dagli organi di controllo che operano a livello nazionale e internazionale.
• Attraverso la contraffazione: un fenomeno che colpisce gli aspetti esteriori del prodotto, manifestandosi attraverso la riproduzione integrale del marchio o di altro segno di distinzione del prodotto risultando totalmente identico all’originale. Si parla di alterazione dei segni distintivi quando la riproduzione è parziale, ma in ogni caso idonea a creare confusione con il segno originale
• Attraverso la frode che nel settore alimentare, è rappresentata dalle condotte che incidono sulle caratteristiche dell’alimento: adulterazione, contraffazione, sofisticazione o alterazione delle sostanze che lo compongono;
• Attraverso la falsa indicazione del Made in Italy che ricorre nei casi in cui sul prodotto sia riportata la stampigliatura Made in Italy senza che l’origine possa dirsi italiana in base alla normativa doganale europea;
• Attraverso l’Italian sounding, ovvero, l’ipotesi di fallace indicazione consistente nell’impiegare segni, figure, simboli, colori o altri segni che possano indurre il consumatore a credere che il prodotto sia di origine italiana.
È realizzato senza il rispetto degli standard di sicurezza o qualità
Utilizza ingredienti corretti ma di provenienza ignota
Taluni ingredienti importanti possono essere assenti o sostituiti con altri
Circuito clandestino, cioè al di fuori del mercato regolare o non autorizzato
Circuito commerciale, spesso prodotti falsi contraffatti vengono posti accanto a quelli regolari; in questo caso i rischi per i consumatori sono maggiori, in quanto si tratta di canali ufficiali di vendita
Adulterazione o sofisticazione dell’alimento Si tratta di un alimento che si compone di sostanze diverse (per qualità o quantità) ovvero modificato attraverso la sostituzione sottrazione o addizione di elementi che normalmente lo compongono
Falsificazione del marchio o dell’indicazione/denominazione di origine Si tratta dell’apposizione di un dato falso sull’alimento o confezione questo tipo di contraffazione risulta spesso collegato al fenomeno imitativo dell’Italian Sounding.
Il fenomeno dell’ITALIAN SOUNDING, ovvero, l’ipotesi di fallace indicazione consistente nell’impiegare segni, figure, simboli, colori o altri segni che possano indurre il consumatore a credere che il prodotto sia di origine italiana, supera per fatturato i 100 miliardi di euro.
Con quasi due prodotti apparentemente italiani su tre in vendita sul mercato internazionale viene erosa l’immagine della nostra agricoltura distintiva e di qualità, sottraendo ricchezza e occupazione e mettendo spesso a rischio la sicurezza dei prodotti alimentari e quella ambientale.
Attraverso l’Italian sounding di matrice italiana, una realtà ancora più insidiosa, si importa la materia prima dai paesi più svariati, viene poi trasformata e se ne ricavano prodotti che successivamente vengono venduti come italiani senza lasciare traccia, attraverso un meccanismo di dumping che danneggia e incrina il vero Made in Italy, portando sulle nostre tavole un 30% di cibo di provenienza straniera.
• Italian sounding estero: Il Parmesan diffuso in tutti i continenti, il Parmesao in Brasile, il Regianito in Argentina, Reggiano e Parmesao in tutto il Sud America, il Romano, l'Asiago e il Gorgonzola...
• Italian sounding di matrice italiana: Prosciutto (2 su 3); Olio (1 bottiglia su 3); Latte UHT (3 confezioni su 4); Mozzarella (1 su 2)...